Qualche
giorno fa, durante un momento di riflessione su cosa sia veramente il
conformismo, ho visto contrapporsi due diversi stili di vita che caratterizzano
la quasi totalità delle persone: da una parte un moderato conformismo (indotto)
e dall’altra uno stile di vita che si concretizza in un consistente
anticonformismo figlio del mio orientamento politico.
Credo sia essenziale specificare che non si tratti di anticonformismo visto come il disprezzo verso ciò che fa la massa per il puro voler andare controcorrente, ma dell'atteggiamento di colui che non vuole essere un cagnolino obbediente e che quindi prova disprezzo verso ciò che viene ampiamente indotto e che quindi tutti fanno.
Io non decido di non andare da McDonald’s perché vanno tutti, ma perché McDonald’s rappresenta la distruzione del tessuto economico nazionale, rappresenta una subcultura culinaria con cui non voglio avere a che fare e, soprattutto, di cui nessuno ha bisogno, anzi; il bisogno di andarci viene indotto.
Il modello Coca Cola tanto sponsorizzato durante la Seconda Guerra Mondiale è molto simile a quello McDonald’s: con quest’ultimo condivide la mediocrità della qualità dei prodotti. Con la Coca Cola ci si possono pure sturare le tubature e fare giochi di magia con i chiodi.
Qui, dunque, è iniziata la prima parte della mia riflessione: com’è possibile che in Italia, con
tutte le eccellenze culinarie che sono presenti - abbiamo eccellenze
praticamente di qualsiasi tipologia di piatto, dagli Arancini (o Arancine)
siciliani, passando per i Mustaccioli campani, arrivando allo Speck dell’Alto
Adige -, la gente scelga di andare a mangiare “cibo” (con tante virgolette) di
bassissima qualità? La risposta è tanto semplice quanto questo stile di vita è sedimentato nella società.
E' quasi tutto indotto; d’altronde, viviamo in un paese fondatore della NATO e, come la maggior parte dei paesi colonizzati, anche la cultura deve essere imposta -ah giusto, la “cultura”- .
Credo sia essenziale specificare che non si tratti di anticonformismo visto come il disprezzo verso ciò che fa la massa per il puro voler andare controcorrente, ma dell'atteggiamento di colui che non vuole essere un cagnolino obbediente e che quindi prova disprezzo verso ciò che viene ampiamente indotto e che quindi tutti fanno.
Io non decido di non andare da McDonald’s perché vanno tutti, ma perché McDonald’s rappresenta la distruzione del tessuto economico nazionale, rappresenta una subcultura culinaria con cui non voglio avere a che fare e, soprattutto, di cui nessuno ha bisogno, anzi; il bisogno di andarci viene indotto.
Il modello Coca Cola tanto sponsorizzato durante la Seconda Guerra Mondiale è molto simile a quello McDonald’s: con quest’ultimo condivide la mediocrità della qualità dei prodotti. Con la Coca Cola ci si possono pure sturare le tubature e fare giochi di magia con i chiodi.
E' quasi tutto indotto; d’altronde, viviamo in un paese fondatore della NATO e, come la maggior parte dei paesi colonizzati, anche la cultura deve essere imposta -ah giusto, la “cultura”- .
Il conformismo crea una sorta di testuggine
romana che avanza e che però non travolge gli ostacoli, ma li ingloba e li
costringe all'avanzata, costringe gli anticonformisti a conformarsi. Vuoi mangiare cibo
vero e salutare? Bene, McDonald's creerà dei nuovi panini con carne 100%
italiana e bio, così gli anticonformisti si conformeranno e coloro che si
professano contro la globalizzazione penseranno di sostenere l'economia
nazionale: ecco servito il piatto “perfetto”.
Il
conformismo è, ovviamente, strutturalmente radicato nelle persone in altri ambiti ben meno consci.
Ad esempio, la propaganda di blocchi geopolitici contrapposti fra loro è onnipresente; in qualsiasi emittente televisiva o testata giornalistica, quando salta di mezzo la propaganda, la razionalità delle informazioni (quella poca che è rimasta) svanisce completamente e l'indotto propagandistico punta tutto sull'emotività e sul racconto distorto di fatti o eventi. Tutto questo viene interiorizzato dall'ascoltatore, il quale, poi, sentendo qualsiasi informazione razionale che effettivamente smentisce quella appresa precedentemente, rimarrà sempre fedele alla prima informazione e anzi inizierà ad etichettare come “complottista” chiunque, usando la razionalità, prenda anche solo in considerazione la seconda notizia. La prima notizia può tranquillamente essere smentita un paio di giorni dopo, magari nell'ultima pagina di un giornale con il font a grandezza 5; poco importa, la legge lo consente lo stesso.
Credo sia essenziale per tutti sviluppare una riflessione in tal senso: non
bisogna accettare tutto quello che ci viene servito su un piatto d’argento. Il
fatto va visto in modo critico e soprattutto va utilizzata la razionalità; queste abilità dovrebbero essere allenate costantemente (magari a scuola), ma vengono disperse. Per la nuova classe dirigente, evidentemente, è molto meglio un
popolo che si fa trainare dall'emotività, rispetto ad uno che si batte per ciò
che veramente vuole; nel contesto siffatto, il conformismo non è altro che il braccio del potere.
Ad esempio, la propaganda di blocchi geopolitici contrapposti fra loro è onnipresente; in qualsiasi emittente televisiva o testata giornalistica, quando salta di mezzo la propaganda, la razionalità delle informazioni (quella poca che è rimasta) svanisce completamente e l'indotto propagandistico punta tutto sull'emotività e sul racconto distorto di fatti o eventi. Tutto questo viene interiorizzato dall'ascoltatore, il quale, poi, sentendo qualsiasi informazione razionale che effettivamente smentisce quella appresa precedentemente, rimarrà sempre fedele alla prima informazione e anzi inizierà ad etichettare come “complottista” chiunque, usando la razionalità, prenda anche solo in considerazione la seconda notizia. La prima notizia può tranquillamente essere smentita un paio di giorni dopo, magari nell'ultima pagina di un giornale con il font a grandezza 5; poco importa, la legge lo consente lo stesso.
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