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LETTERA APERTA ALLA GENERAZIONE Z di Letizia Cantaloni


Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Salve, 

il mio nome è Letizia Cantaloni, ho vent'anni e frequento il corso di Business Psychology alla Manchester Metropolitan University, in Inghilterra. 

Attraverso questa lettera vorrei rivolgermi a tutti i miei coetanei e colleghi che come me, si vedono di fronte un futuro incerto. Tuttavia, prima di poter discutere di futuro dobbiamo essere in grado non solo di salvaguardare il nostro presente ma anche di rivoluzionarlo. Solamente ieri eravamo nelle nostre aule a studiare libri come 1984 di George Orwell, invece adesso ci ritroviamo a vivere quella realtà distopica, lontana e irrealizzabile che pensavamo potesse esistere solamente tra le pagine di un libro. Viviamo in un mondo in cui la verità non è legittima, o almeno non lo è per i famosi fact-checker che seguono ogni nostro pensiero in modo da censurarlo. Ci chiediamo: vogliamo davvero vivere per sempre nella paura? Perché, sì, è spaventoso essere contestati da un algoritmo senza emozioni o pensieri, programmato per far tacere il cittadino consapevole.

Noi siamo consapevoli e vogliamo continuare ad esserlo. Vogliono cancellare la nostra identità uniformandoci tutti ad un pensiero comune, ma possiamo cambiare le cose. Proprio per questo, le mie parole oggi vanno a tutti coloro che realmente necessitano un risveglio consapevole, lontano da fittizi meccanismi sociali. Da studentessa di business psychology mi accorgo come tutte le teorie sviluppate nel tempo da psicologi e marketers, siano sempre state in linea con lo stesso pensiero, quello del controllo di massa, e con lo sviluppo dei social media è chiaro che la supervisione del cittadino è inevitabile.  Per questo è importante sottolineare quanto la libertà di espressione non sia più concessa, soprattutto a noi giovani. Io stessa mi sono trovata a ricondividere post o articoli provenienti da fonti affidabili (es. British medical journal) per essere censurata poche ore dopo.

Ma in questo caso possiamo davvero farci giudicare da un’intelligenza artificiale ? Dovremmo davvero mettere in questione noi stessi perché un algoritmo è in grado di cancellare le nostre parole? La risposta è no. Ma cosa vogliamo fare noi giovani stare a guardare ? Non possiamo rischiare di cedere il mondo e la nostra dignità ad un gruppo di multinazionali, che esistono e lavorano solo grazie a noi e la nostra creatività. Noi siamo il loro prodotto e allo stesso tempo i loro acquirenti, pertanto abbiamo il DIRITTO di decidere.

La nuova forma di pensiero non riguarda solo i social media ma anche l’ambiente scolastico, come possiamo accettare che un libro di diritto privato (Utilizzato nelle università di giurisprudenza) sottolinei “l’innocenza” delle misure restrittive dei numerosi lockdown asserendo che non abbiano intaccato i nostri diritti fondamentali.

La manipolazione non è solamente digitale abbiamo imparato dalla storia che la censura passa prima dalle istituzioni, che inevitabilmente ci influenzano e ci plasmano.

Il libro cita “si e trattato di una disciplina non solo mutevole, seconda dell’andamento della pandemia , ma temporanea e che comunque non ha riguardato le libertà politiche, la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà personale, strettamente intesa.’’ ( Carretti, De Siervo, 2020)

Come possiamo solo accettare questa frase, non è cosi , ci sono stati tolti i nostri diritti fondamentali come il diritto allo studio, al lavoro e alla libera circolazione.

Niente è più lo stesso, nemmeno noi siamo più gli stessi.

In particolare,  mi sono resa conto di appartenere a quel gruppo di giovani che sta pagando il prezzo più alto, la libertà, e che rischia di diventare un’automa per colpa di questo sistema.

La monotonia , la solitudine, la rabbia, l’ansia e la paura sono i sentimenti che più ci caratterizzano in questo momento; tutto questo ci rende  sempre più chiusi in noi stessi e meno protesi verso gli altri.

Con le misure restrittive abbiamo accettato condizioni inimmaginabili per quelli che erano i nostri diritti; non abbiamo più il diritto di amare, di socializzare ed essere felici. Per questo non dobbiamo rimanere inerti di fronte a ciò che succede, ma lottare e agire per evitare di vanificare gli sforzi dei nostri predecessori che sono morti in nome della libertà.

Voglio fare un appello a tutti i giovani, impauriti e confusi, ci chiediamo continuamente cosa ne sarà del nostro futuro senza renderci conto che è tutto nelle nostre mani saremo noi a decidere che ne sarà della società e a questo punto dell’umanità.

La nostra unicità ci ha portato a creare ed immaginare cose meravigliose, la storia si ripete sempre, ma ci insegna anche che per cambiare dobbiamo reagire, reagire in fretta prima che sia troppo tardi.

  "In tempi di menzogna universale, dire la verità è un atto rivoluzionario” -George Orwell -.

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