«Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te». Ernest Hemingway
Con lo spauracchio della pandemia il governo Draghi ha prolungato lo Stato d’emergenza e, col cosiddetto “green pass”, ha reso de facto obbligatoria la vaccinazione di massa. Con una fava due piccioni: si istituisce uno strumento politico di controllo e discriminazione sociale facendo così compiere un salto di qualità all’inveramento di un orwelliano Stato di polizia.
Guai a chi nega che qui ci sia un salto di qualità. Dicemmo, l’anno scorso, che entravamo in un territorio inquietante e sconosciuto. Ora i timori più terribili iniziano a prendere forma.
Che il “green pass” sia un diabolico strumento di discriminazione sociale lo dicono quelli stessi che lo hanno concepito. Draghi docet: “Chi non si vaccina porta la morte”. Chi rifiuterà di diventare cavia di pseudo-vaccini sperimentale; chi non metterà il suo corpo a disposizione del governo; chi intende disobbedire al comando del potere; chi non accetta il culto idolatrico della “scienza”; è un assassino che va identificato, perseguitato, escluso dalla vita sociale. Non merita, infine, alcuna cristiana pietà.
E’ un regime di apartheid quello che sta nascendo sotto i nostri occhi: milioni di cittadini precipiteranno nell’inferno dei reietti e degli emarginati, costretti alla segregazione sociale e al confino.
D’altra parte una maggioranza di cittadini, intossicati da una propaganda e reti unificate senza precedenti, ha deciso di fare buon viso a cattivo gioco, pensando di riconquistare la libertà che gli era stata tolta. Si illude poiché questa libertà, ottenuta con un atto di obbedienza, è non solo vigilata ma condizionale e provvisoria. Peggio. La logica sottesa alla mossa del governo è tremenda, è quella di provocare una violenta spaccatura sociale, ci saranno, come nell’universo concentrazionario di Primo Levi, i sommersi e i salvati, con milioni di esercenti costretti a fare i kapò, sbirri facenti funzione.
Procedimenti repressivi che i comunisti dovrebbero conoscere molto bene, visto che essi per primi, nel ‘900, ne sono stati vittime. Ma dove stanno i comunisti oggi? Davanti all’incalzare del mostro gli hanno ubbidito, hanno chiamato al rispetto di tutte le sue prescrizioni liberticide; hanno suonato lo stesso spartito del nemico per cui tamponi farlocchi e vaccinazione di massa sarebbero stati la sola salvezza. Si sono rifiutati di ascoltare medici e autorevoli scienziati i quali, giudicata omicida la terapia della medicina di regime (tachipirina e vigile attesa), dimostravano nei fatti come ci si poteva guarire dal Covid. Comunisti che non hanno voluto vedere né il disegno biopolitico dell’élite mondialista, né la colossale speculazione delle multinazionali farmaceutiche, né i giganteschi conflitti di interessi tra controllori e controllati.
Infine, davanti ai movimenti di disobbedienza civile che si sono manifestati, hanno taciuto, si sono voltati dall’altra parte, si sono imboscati. Non li abbiamo infatti visti nelle proteste sociali contro lo Stato d’emergenza, in difesa dei diritti di libertà, contro chiusure e confinamenti che mentre hanno straziato chi sta in basso hanno premiato i privilegiati. Peggio, se ne sono dissociati, accusando quelli come noi che si sono ribellati in nome della verità e della fedeltà alla Costituzione, di essere “negazionisti”, o peggio, una “marmaglia reazionaria”. Hanno insomma fatto proprio il discorso delle élite dominanti, hanno dato loro man forte nel vano sforzo di isolarci. Si sono arruolati come truppe ausiliarie nell’esercito nemico. In pratica hanno scelto di fare i collaborazionisti.
Ora siamo giunti al giorno del giudizio.
In queste ore, davanti al salto di qualità operato dal nemico, anche in Italia, le piazze di tante città si vanno spontaneamente riempiendo di comuni cittadini che ubbidendo alla loro coscienza gridano “no green pass”. Proteste che sono l’orgoglio di un intero popolo, che redimono i peccati dell’ignavia e della rassegnazione. I piccoli rivoli che nell’ultimo anno hanno animato la protesta iniziano a confluire, come eravamo convinti sarebbe accaduto, in un unico fiume. C’è tempo affinché diventi una piena. Serviranno intelligenza, determinazione, astuzia e tutte le armi dell’arte della lotta politica. Il nemico ha un piano, ma commetterà inesorabilmente errori. Una nuova resistenza sta nascendo e siamo certi che si farà strada.
Ebbene, malgrado il momento drammatico, i comunisti sono latitanti. Nessuna organizzazione o gruppo sta dando segni di cambiamento di rotta. Non vediamo nelle piazze nessuno di loro. Hanno scelto ancora una volta di girarsi dall’altra parte.
Sappiate “compagni” che questa è per voi l’ultima chiamata. E’ anche per voi che suona la campana. Potete ancora riscattare l’ignominia raggiungendo la mobilitazione in atto. Se lo farete sarete perdonati. Altrimenti subirete la condanna, scontando la più severa delle pene: quella di finire come collaborazionisti nella spazzatura della storia.
Ps
Incombe, fra qualche giorno, proprio quando entrerà in vigore il “green pass”, l’anniversario funesto del 4 agosto 1914. I comunisti sanno di che parliamo. La grande guerra segnò la linea divisoria tra chi passò armi e bagagli dalla parte dei governi imperialisti, e chi restò fedele ai principi della lotta rivoluzionaria. Diversamente da allora gli imperialisti chiedono oggi ai popoli di intrupparsi nell’esercito cosmopolitico della salvezza. Non chiamano alle armi in nome degli stati nazionali, vogliono anzi, in nome della globalizzazione, estinguerli, così da completare la ristrutturazione tecnocratica e oligarchica a scala mondiale. Lo chiamano “Grande Reset”, di qui lo shock pandemico come cataclisma per giustificarlo.
Rivoluzionari sono coloro i quali, denunciata la trappola del Covid, riconosciuto per tempo il grande cambiamento in atto, non si sono fatti cogliere impreparati dal capovolgimento di fronte e si sono riposizionati nel campo della nuova resistenza. Rivoluzionari sono coloro che hanno compreso che la difesa della sovranità nazionale, della democrazia, della libertà, della giustizia sociale sono un tutt’uno. Sono coloro che han capito che solo in questo campo potrà un giorno rigermogliare il fiore di un nuovo socialismo.
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