QUANDO LA LOTTA PER LA DIGNITA' UMANA SI FA TRAGEDIA ALLORA CROLLA OGNI MISTIFICAZIONE DI UN SISTEMA CHE SI REGGE SULLA DISUMANIZZAZIONE di Nina Adilardi
Abbiamo assistito all'ennesimo atto di violenza nei confronti
dei lavoratori da parte di un sistema di produzione ormai del tutto
anacronistico se si considera l'enorme progresso tecnologico e sociale
raggiunto dall'umanità. Eppure si muore ancora per difendere il posto di
lavoro!
Un atto grave da parte di un cittadino italiano, camionista,
che venerdì 18 giugno ha ucciso, investendolo volontariamente con il suo tir,
il sindacalista Si.Cobas Adil Belakhdim, mentre si trovava al presidio davanti
ai cancelli della piattaforma logistica Lidl di Biandrate, in provincia di
Novara, organizzato in ocasione delle 24 ore di sciopero nazionale dei
lavoratori della logistica indetto per quel giorno.
In un comunicato dei Si.Cobas di qualche ora dopo la morte
del sindacalista, leggiamo: “Non è stato un incidente.. Le cariche alla FedEx
Tnt di Piacenza, gli arresti, i fogli di via e le multe contro gli scioperi, le
aggressioni armate di body guard e crumiri a San Giuliano e Lodi, passando per
i raid punitivi alla Texprint di due giorni fa sono parte di un unico disegno
che vede i padroni e la criminalità organizzata (che fa giganteschi affari
nella logistica) agire in maniera unita e concentrica per schiacciare con la
forza e la violenza gli scioperi dei lavoratori contro il super-sfruttamento e
in difesa delle conquiste strappate negli anni dal sindacalismo conflittuale”.
L'imminente sblocco dei licenziamenti rende la fase di lotta
sindacale particolarmente tesa e dura per i lavoratori italiani, che versano in
condizioni di esasperata sofferenza a seguito dei numerosi danni economici
subiti da noi italiani nei lunghi mesi dalla brusca accelerazione per il
rafforzamento del nuovo ordine mondiale portato avanti dalle èlite globaliste e
di cui il premier Draghi è il forte braccio posto a strozzare il nostro paese,
ivi guidando l'imposizione del tanto sbandierato Great Reset.
Gravissimo questo ultimo accadimento, che ha visto spezzata
la vita di un operoso attivista sindacalista che aveva impegnato la vita nella
causa per la difesa dei diritti dei
lavoratori, che lascia due figli piccoli e tanti compagni di lotta increduli ed
esterrefatti di fronte alla terribile morte del loro compagno. Come prontamente
affermato dai Si.Cobas, la violenza subita da Adil non è arrivata da sola. Non
è stato, quindi, un incidente, ma solo un esempio eclatante di come agiscono a
livello sociale le infinite vessazioni subite dai dipendenti delle grandi
multinazionali - restando nella stragrande maggioranza dei casi impunite, la
giusta lotta per liberarsi dalle quali è sistematicamente ostacolata e
repressa.
Vogliamo, con la nostra partecipazione, rendere onore alla
causa dell'attivista, che oggi più che mai ha bisogno di sostegno unito e di
sviluppo, perchè siamo sempre e tutti lavoratori.
La democrazia è una umana conquista e i diritti di cui essa
si fa garante sono una conquista continua dei cittadini, come testimonia la
vita di Adil: un cittadino del Marocco venuto in Italia per lavoro il quale
- come raccontato da alcuni articoli che
lo hanno ricordato - dopo essere stato sfruttato dalla multinazionale di
logistica TNT, essendosi deciso al licenziamento e rientrato per un periodo in
Marocco, ha deciso di tornare qui in Italia e di rimanere a stretto contatto
con i suoi nemici ed ex-oppressori. Adil aveva capito che bisognava combattere
e si era fatto anche degli amici militanti, ponendosi a guida e coordinatore
del Si.Cobas di Novara, lavorando per fare giustizia e denunciare le sorti
subite dalla categoria di oppressi di oggi di cui aveva fatto parte. Un altro
ricordo di Adil emerso dal comunicato di denuncia dei Si.Cobas "Non è stato
un incidente. Adil è stato ammazzato in nome del profitti" è
importantissimo per rendere onore ad Adil Belakdim e alla messa a fuoco
grandangolare della sua causa. Due anni fa aveva organizzato un incontro in
Marocco tra i Si.Cobas e il maggior sindacato del paese nordafricano, ospitando
i componenti della delegazione italiana in casa sua.
Bastano questi pochi fatti a noi noti delle azioni politiche
di Adil a restituircene l'umanità, la forza e la volontà di giustizia sociale.
L'esperienza di Adil evidenzia che la lotta per il rispetto
dei diritti costituzionali deve muovere e infatti sempre muove da azioni
pratiche. L'analisi degli eventi politici e geopolitici è funzionale alla
prassi politica, ecco come dobbiamo confrontarci. Tutte le categorie in lotta
contro lo sfruttamento e in contrasto con l'attuale regime governativo -
spalleggiato da forti compagini reazionarie all'interno di ogni ambito sociale
medico, culturale, sindacalista e finanziario - devono essere unite e
consapevoli dei compiti nuovi che la situazione attuale pone come sfide nella
complessa dialettica tra tecnologia, controllo e qualità dell'esistenza per i
lavoratori e per l'umanità intera.
Adil Benhakdim ha il merito di aver dimostrato che non
esistono barriere per la dignità umana. Quanti sono i lavoratori immigrati che
hanno imparato a interagire con le problematiche di emancipazione individuale e
di liberazione culturale che inevitabilmente si sviluppano nella pratica del
lavoro e dei rapporti sociali? Loro non hanno nulla di più da imparare della
nostra civiltà democratica di quanto non abbiano essi stessi da insegnarci per
umanità, dignità e coraggio.
Abbiamo imparato da questo operaio e sindacalista cosa
significhi veramente il rispetto dell'essenza dell'uomo.
Nessuna azione parte dall' astrazione, al contrario ogni vita
spesa in atti di emancipazione e di creazione e affermazione della propria
identità ci rende consapevoli di far parte tutti di un'unica umanità. E' per
questo che i potenti, coloro che vogliono diventare i nostri padroni e del
nostro mondo, avranno sempre timore delle azioni come quelle di Adil Benhakdim.
Se lo stato colluso con le multinazionali ci separa e divide,
ci impedisce di riunirci e di riconoscerci nell' identità di esseri umani
liberi e consapevoli, non ci resta che far ricorso alle nostre risorse storiche
e culturali. A me piace pensare per esempio ai film di Ken Loach, in
particolare il suo ultimo di denuncia proprio del disumano trattamento a cui
sono sottoposti i lavoratori dei settori della logistica, Sorry we missed you.
Recentemente Amazon ha dovuto ammettere che i suoi dipendenti siano costretti
per mancanza di tempo a urinare nelle bottiglie di plastica, proprio come nel
film di Loach. Questa, che può sembrare una caratteristica di sfruttamento
relativa solo ad un settore, in realtà sembra la tendenza generale a cui ci
destina il transumanesimo applicato al mondo dei lavoratori. In Grecia in
questo periodo è stata reintrodotta per legge la giornata lavorativa di dieci
ore: "In Grecia, il Parlamento ha approvato con 158 voti a favore e 142
contrari un controverso provvedimento: si tratta di una legge che introdurrà orari di lavoro flessibili consentendo
così giornate lavorative di 10 ore. Essa,
determinando un aumento del numero di ore, contrasta con i passi in avanti che
nel corso della storia sono stati fatti in Europa per ciò che concerne l’orario
settimanale lavorativo, che è stato progressivamente diminuito. Inoltre, secondo i lavoratori negherà loro il diritto
di scioperare in quanto prevede che sia assicurata la presenza dei
servizi pubblici in caso di proteste e che siano responsabilizzati penalmente i
sindacati grazie all’introduzione di sanzioni per
l’eventuale interruzione della prestazione lavorativa a causa di uno sciopero"
(L'indipendente – 17 giugno 2021).
Si tratta di un quadro molto
chiaro in cui convergono diverse tendenze già in atto: l'importazione delle
risorse umane dalle colonie dell'imperialismo occidentale che ha raggiunto
livelli enormi e coincide con l'intenzione di far regredire la condizione umana
del lavoratore a quella del robot senza diritti e all'instaurazione di quello
che i Si.cobas definiscono il super-sfruttamento, nell'era del transumanesimo
cibernetico.
Se l' intenzione dei padroni è ora
quella di dividere i lavoratori e mantenere la loro condizione di sfruttati, la
manifestazione di ieri a Roma, che era già nel programma dei sindacati
per lo sciopero nazionale della logistica, ha visto in migliaia di lavoratori
scendere a manifestare nelle piazze della capitale e numerose sigle di gruppi
di iniziativa politica e sindacati unite e solidali.
Il sindacalista Adil Benakhdim sarebbe stato lì tra di loro
in corteo, se la violenza della repressione all'espressione del disagio sociale
non lo avesse fermato per sempre.
Per chiedere l'approvazione di un tavolo di trattative
nazionale contro lo sblocco dei licenziamenti, per ottenere condizioni di
lavoro umane, un aumento dei salari forte, il rifacimento dell'accordo per il
rinnovo del contratto nazionale, dopo quello bidone promosso da CISL e UIL e
CGIL - che intanto non era presente ieri a Roma, ma il giorno della morte del
sindacalista manifestava davanti
all'ambasciata iraniana per chiedere "elezioni libere" nel
paese, dimostrando di perseguire i fini dell'imperialismo e non certo quello
dei lavoratori.
Si sono tenute manifestazioni per ricordare Adil anche in
altre città italiane e la protesta, lo diciamo anche noi, continua e non si
ferma, fino alla vittoria. Con amore e rabbia.
Nessun amore è più grande e duraturo di quello per la
giustizia e la libertà.
*Si.Cobas avvierà una raccolta fondi di sostegno ai familiari
del loro compagno Adil Benhakdin - info su www.sicobas.org
Commenti
Posta un commento