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L'INSOSTENIBILE PESANTEZZA DEL POLITICAMENTE CORRETTO di Enrico Barone

 


Negli ultimi tempi si sono inasprite le disuguaglianze economiche e sociali nel mondo, si è incattivita la società, sono aumentate le rivolte e la violenza dei cops in tutto il mondo e crescono le acredini fra i governi. Di pari passo è aumentata sensibilmente la necessità di dettare un ordine etico dall’alto verso il basso, una morale conforme e trasversale per tutto il globo, quello occidentalizzato intendo.

Mai come negli ultimi tempi il mercato dei media ci informa continuamente su come dobbiamo comportarci in società, sulle parole da usare e quelle da evitare, sulle minoranze da difendere e rispettare, sui comportamenti accettabili e quelli da biasimare ecc. La morale individuale, mai così lontana come oggi dall’essere appannaggio del singolo, è fortemente plasmata sulle neo-ideologie nascenti alle quali deve sottostare, pena la diffamazione sociale e la gogna pubblica. Mi riferisco al dilagare del politicamente corretto e del buonismo, che non risparmia ormai nemmeno i comici (vedi il caso Hunziker-Scotti), i programmi satirici (scorretti per definizione) o i cartoni animati (biancaneve il bacio non lo voleva, è stata abusata!).

Ecco come interpreto personalmente la questione.

Il sistema mediatico ci fornisce i canali di sfogo per pulire la nostra coscienza dalla colpevolezza che pende sulle teste di tutti noi in questo fantastico e spettacolare tempo in cui ci troviamo volenti o nolenti a vivere.  Per accettare le disuguaglianze, l’immoralità e le aberrazioni della società contemporanea abbiamo bisogno di pulire la nostra coscienza, altrimenti sarebbe insopportabile per nostro super-ego continuare a vivere senza impazzire. Abbiamo bisogno di un briciolo, seppur ormai minimo, di umanità e di coerenza e lo facciamo accettando le tematiche mainstream che nell’ultimo decennio ammorbano le pelotas e bombardano le meningi di tutti noi. Così diciamo di non sopportare il razzismo, il fascismo (che non esiste più), diciamo di volere l’inclusività ed il progresso, ci schieriamo a favore dei diritti dei palestinesi, versiamo 5 euro ad amnesty international ecc. Tutte problematiche tipiche del mondo civilizzato che sfrutta il resto del pianeta, pur riconoscendone formalmente i diritti e promuovendo ogni forma di parità. Tutte tematiche lontane da chi le sostiene, quanto più lontane sono tanto più strenuamente sono difese, e vengono decantate sui social o difese al bar con gli amici mentre si beve un Gin tonic; mica ci si va davvero in Palestina ad imbracciare un kalashnikov o sulle spiagge indiane a pulire le coste, o in Africa a portare acqua ad un bimbo del Burkina Faso, macchè.. se vediamo un poveraccio per strada non siamo in grado di chiedergli come sta, se ha bisogno di un pasto caldo o un letto dove dormire, o solo qualcuno con cui parlare… non gli diamo nemmeno un euro probabilmente.  Ma poco importa della sostanza, ormai non esiste più da tempo, quello che importa è che così facendo abbiamo espiato le nostre colpe e possiamo continuare a vegetare nella nostra vita di profondo disinteresse verso il prossimo e verso lo stato attuale delle cose.

Il paradosso, che è anche l’estremo capolavoro dei tempi moderni, è che gli stessi artefici delle schifezze che ci circondano ci offrono la possibilità di redimerci: il vaticano ci dice di essere buoni tramite la figura del Papa progressista mentre lo IOR possiede il 30% del patrimonio immobiliare italiano (su cui non versa le tasse) ed è azionista di industrie di armi da guerra; i proprietari delle multinazionali inquinanti ci dicono di riciclare la plastica, i titolari dei mezzi di comunicazione, concentrati nelle mani di pochissimi, ci parlano di come sia importante la libertà di informazione. E così le nostre convinzioni su cosa è eticamente auspicabile e moralmente accettabile vengono modellate ad hoc, ed il risultato sono fantocci inconsistenti, lontani dalle reali passioni dell’uomo medio, ridotto sempre più a soggetto passivo e non parte attiva del processo di formazione dell’etica sociale.

Parole vuote come progresso, inclusività, uguaglianza, sostenibilità, smart, green si stagliano come loghi illuminati sulla matrice buia di vuoto cosmico in cui siamo immersi. Ipnotizzati come bambini al luna park accettiamo tutta questa pubblicità e la facciamo nostra, senza comprenderla e contestualizzarla, ma supportandola perché ci fa sentire parte di un tutto, ci protegge, ci rassicura, e soprattutto, ci pulisce l’anima.

Quello che è insopportabile è la propaganda vuota di contenuto, l’ambiguità di un mondo-mercato che dice di volere l’uguaglianza mentre pratica ogni giorno la violenza e inasprisce le disuguaglianze, che vuole ridurre tutto al conformismo per mascherare le meschinità evidenti che ci circondano.

Un po' come faceva la Chiesa in passato: combatteva nelle crociate e poi vendeva le indulgenze, ed i fedeli compravano la salvezza dell’anima in cambio della possibilità di continuare a vivere nell’egoismo e nel disinteresse.

Non voglio fare un’accusa all’egoismo disinteressato, ma all’insopportabile ipocrisia di chi ha bisogno di appoggiare campagne buoniste per affermare la propria civiltà, mentre continua a vivere nell’assoluta indifferenza e nel torpore la propria misera vita. Ritengo ben più dignitoso il primo atteggiamento rispetto al secondo, che mi risulta indigesto; come diceva Manuel Agnelli prima di vendersi ad X-factor,” bacia il colpevole se dice la verità”, o Camus nello Straniero, o Nabokov in Lolita, tutti ideatori di personaggi rei ma onesti, sinceri, consapevoli della propria misera condizione, e per tanto perdonabili, addirittura simpatici..

Al giorno d’oggi invece vedo solo replicanti buonisti che preferiscono nascondere le proprie mediocrità dietro una maschera sociale. Che rinunciano la via dell’onestà intellettuale per abbracciare il più comodo servilismo comunitario. Esseri senza spina dorsale e senza pensiero critico, amebe sociali che ripetono mutevoli dogmi piovuti dal cielo, che, come preghiere per i fedeli, li aiutano ad espiare le proprie colpe e ad autoconvincersi che va tutto bene, che la strada è quella giusta, che il cammino è corretto e bisogna solo estirpare qualche erbaccia.

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