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LA COMPAGNIA DELL'OMS di Roberto Cammarano

 


Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Il mondo della ricerca biomedica e quello del giornalismo, pur sembrando del tutto estranei l'uno all'altro, condividono un momento centrale e per entrambi assolutamente imprescindibile, ovvero la fase dell'indagine. Tuttavia, al contrario di quanto accade in ambito biomedico, in cui è possibile e necessaria un'oggettivazione basata sull'evidenza delle fonti da cui si attinge, nel giornalismo questo non è possibile. Provando infatti ad applicare una metodologia scientifica in ambito giornalistico, ci si ritrova spesso di fronte ad ostacoli difficilmente superabili  dovuti alla naturale tendenza delle notizie “reali” a diradarsi e modificarsi contestualmente alla loro diffusione, e l'unica strada percorribile è quella di elaborare un'ipotesi in base alle poche nozioni certe che si hanno. In questo articolo, alla "maniera giornalistica" si ragiona nel campo delle ipotesi, non delle certezze.

 Cercando di essere il più neutrali ed imparziali possibile, tramite una disamina delle poche fonti certe a disposizione, si cerca di offrire una panoramica d'insieme sul ruolo e la struttura dell'OMS e su alcuni aspetti di politica sanitaria relativi al discorso delle campagne globali di immunizzazione. Per quanto concerne l'impostazione finanziaria dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ciò che si sa con certezza è che l'OMS riceve dei finanziamenti obbligatori dagli stati membri, e dei finanziamenti volontari sia dagli stati membri che dai cosiddetti NSAs (Non state Actors). I finanziamenti volontari da più di un decennio fanno la parte del leone, rappresentando ogni anno circa il 70-80 % dei contributi totali (1-8). Tra i non-State actors vi sono 4 categorie di finanziatori: aziende private, gruppi accademici, ONG e gruppi filantropici. Esiste un documento a tal proposito, il "Framework of engagement with non-State actors" (FENSA) del 2016 che regola gli accordi tra OMS e NSAs (9), definendo anche in quali circostanze un lecito accordo tra le parti in causa (lecito perchè a guadagnarci sono sia gli NSAs, in termini economici, sia l'OMS, in termini di miglioramento della situazione sanitaria globale) rischia di sfociare in un illecito conflitto di interessi (9). Prima di parlare di conflitti di interessi, bisogna fare un passo indietro e definire quelle che sono le priorità e gli obiettivi in ambito sanitario prefissati dall'OMS nelle assemblee mondiali della sanità (WHA), che si tengono annualmente a Ginevra (1-8). Per citarne alcuni: la lotta alla malnutrizione, alle malattie croniche non trasmissibili, l'immunizzazione di massa nei paesi in via di sviluppo, l'eradicazione della poliomielite e della malaria, la riduzione del tasso di obesità e così via. In base a questi obiettivi e in base ai finanziamenti, obbligatori o volontari, messi a disposizione dagli stati membri e dagli NSAs, ogni due anni si stabilisce un "bilancio programmatico", cioè si decide come saranno ripartiti i fondi disponibili nei due anni successivi, nei seguenti macroambiti di investimento (1-8):

· malattie trasmissibili

· malattie croniche non trasmissibili

· promozione della salute attraverso tutto il ciclo della vita

· sistemi sanitari

· preparedness, sorveglianza e risposta

· funzionamento e servizi

 

Il direttore dell'OMS e i rappresentanti degli stati membri stabiliscono come avviene la ripartizione del denaro fornito dai soli contributi obbligatori statali (circa il 25% del totale), mentre per quanto riguarda i contributi volontari (annualmente circa il 75%), sono gli stati e gli NSAs a stabilire, a priori, in quale progetto investire. Dai bilanci programmatici biennali si evince come alcuni settori di investimento siano "privilegiati" dai contribuenti volontari, in particolare il settore delle malattie trasmissibili, il quale a sua volta include i diversi progetti di immunizzazione su larga scala. Del resto, le campagne vaccinali rappresentano attualmente uno dei mezzi più efficaci di prevenzione primaria per numerose malattie infettive. Va tenuto però in considerazione che, nel settore sanitario, un provvedimento o un investimento può definirsi eticamente corretto se si considerano ottimali i rapporti rischio/beneficio e costo/beneficio dello stesso. Alcuni obiettivi risultano essere "più prioritari" di altri, proprio perchè hanno dei rapporti migliori. Dunque, un denominatore comune in questi rapporti è rappresentato dal "beneficio" inteso in termini di salute globale. Se si cominciasse a considerare il rapporto "guadagno economico/costo" come primum movens della ricerca scientifica o degli investimenti dell'OMS, ecco che si cadrebbe nell'illecito, oltre che nel non etico.

Dai resoconti delle stesse assemblee mondiali della sanità si osserva come alcuni obiettivi, primo fra tutti la lotta alle malattie croniche non trasmissibili (prima causa di morte, sia nei paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppi), siano più impellenti di altri (1-8), compresi gli obiettivi inerenti al campo delle malattie trasmissibili. Ovviamente, per ogni singolo progetto di vaccinazione su larga scala esistono dei diversi rapporti costo/beneficio e rischio beneficio (differenti ad esempio per le campagne di eradicazione della polio, l'epatite b, le varie influenze, lo pneumococco, il nuovo coronavirus e così via).

Nella relazione della WHA del 2015 si legge che l'allora direttore in carica dell'OMS, la Dottoressa Margaret Chan ( direttore generale dell'OMS dal 2007 al 2017), "ha fatto riferimento alla necessità e all’urgenza di lavorare con i Paesi, i partners internazionali e i donatori per rafforzare i sistemi sanitari e per dare piena applicazione al Regolamento Sanitario Internazionale (“International Health Regulations – IHR”)" (6). Dunque, da parte dell'OMS sembra esserci consapevolezza del fatto che una riorganizzazione del sistema sanitario e un'adeguata educazione del personale sanitario nei paesi in via di sviluppo sarebbero provvedimenti più appropriati, rispetto agli investimenti in progetti di vaccinazione a tappeto, che una volta terminati lascerebbero i paesi beneficiari in condizioni identiche, se non peggiori, a quelle di partenza.

Molti di questi progetti vengono resi possibili mediante la collaborazione tra l'OMS e la GAVI Alliance, un'associazione internazionale nata nel 2000 con l'obiettivo di migliorare l'accesso all'immunizzazione nei paesi più poveri (10). La GAVI, sospinta nei suoi albori da un investimento della Gates Foundation di 750 milioni di dollari, si fonda su un partenariato pubblico privato globale (GPPP) che vede coinvolti (al 31 dicembre 2015) 24 Paesi donatori, la Commissione europea, diverse organizzazioni private commerciali e filantropiche e ben 77 paesi beneficiari. Inoltre, l'alleanza può fare affidamento su meccanismi finanziari cosiddetti "innovativi", ovvero il IFFIm (i "vaccine bonds"), gli AMCs (ovvero impegni a lungo termine presi dai paesi donatori con case farmaceutiche per l’acquisto di prodotti con limitata domanda sul mercato), e il GAVI Matching fund (un investimento congiunto del Dipartimento per lo Sviluppo Internazionale del governo britannico e della Fondazione Bill & Melinda Gates di 130 milioni di dollari, nonché di un equivalente ammontare fornito da fondazioni, imprese e loro partner) (10).

Il consiglio di amministrazione della GAVI è composto da ventotto seggi: dieci destinati ai governi (di cui cinque ai paesi donatori e cinque ai beneficiari), due alle industrie dei vaccini (GSK e Pfizer), cinque tra organizzazioni o altre parti interessate (OMS, Banca Mondiale, UNICEF, Fondazione Bill & Melinda Gates), uno alle organizzazioni della società civile, nove ad indipendenti (singoli individui “non affiliati") e un seggio appartiene al direttore esecutivo (CEO) (10).

I Paesi beneficiari (quelli a basso e medio reddito) partecipano in veste di co-finanziatori, il cui contributo al fondo della GAVI Alliance varia in base al loro reddito: paesi a basso reddito contribuiscono con una quota fissa per dose, indipendentemente dal costo del vaccino in questione, pari a 0,20 dollari statunitensi; i paesi a medio reddito in “Fase 1” e “Fase 2” contribuiscono con un ammontare progressivamente crescente del 15% annuo, fino al raggiungimento del "prezzo pieno" del vaccino (10-11). Dunque, anche se la Gavi Alliance nasce con l'intento di permettere, a prezzi accessibili, una vaccinazione di massa nei paesi meno sviluppati non sempre questi vaccini sono di facile accesso per i principali destinatari di questo servizio, come si evince dal discorso tenuto dalla Dr.ssa Chan durante la WHA del 2014, il quale recita come segue: "circa il 70% dei poveri del mondo vive in paesi a medio reddito. Raggiungere lo status di paese a medio reddito significa tra l’altro, per il numero sempre crescente di paesi che ottengono questo risultato, perdere la possibilità di ricevere il sostegno del Fondo Globale e del GAVI e di ottenere prezzi agevolati per i farmaci. Dobbiamo allora porci alcune domande. La crescita economica si accompagnerà a un incremento proporzionato dei budget nazionali per la salute? I paesi metteranno in atto politiche per garantire che i benefici siano condivisi in maniera equa? In caso negativo, il mondo vedrà un numero crescente di paesi ricchi pieni di persone povere." (5).

La "Bill & Melinda Gates Foundation" (BMGT) ad oggi è il più generoso finanziatore volontario privato dell'OMS, ed il secondo in assoluto, preceduto solo dallo stato americano. Il filantropo statunitense, nel 2011, è stato il primo ed unico "privato" ad avere la possibilità di intervenire all'interno di un'assemblea mondiale della sanità (2), ed è indubbio che se venisse a mancare il suo contributo economico diversi progetti dell'OMS non potrebbero esistere (11-12). Inoltre, come si è detto la Gates foundation ha una partnership da centinaia di milioni di dollari con la GAVI Alliance, oltre ad averne dato avvio a inizio millennio, e ad avere un seggio fisso nel suo consiglio di amministrazione (10).

Nel 2017 nasce il CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations), allo scopo di rendere rapidamente ed economicamente disponibili vaccini contro eventuali agenti biologici epidemici futuri. Il CEPI, come la GAVI Alliance, è un GPPP, dunque si basa sulla partnership di pubblici (stati membri) e di privati (tra cui la Gates Foundation e il Wellcome Trust). Il CEPI ha stipulato partnership sia con enti di ricerca per un vaccino contro il Sars.Cov-2 responsabile del COVID19, sia con aziende farmaceutiche che avrebbero poi dovuto occuparsi della fabbricazione del vaccino su larga scala. Tra questi: CureVac, Gsk, Inovio, The University of Queensland, e Moderna Inc. e l’U.S. National Institute of Allergy and Infectious Diseases (13).

Quindi, enti come CEPI e GAVI fungono da "intermediari" tra tutti i loro partner, cioè Stati (donatori o beneficiari), filantropi e privati, enti pubblici e di ricerca, ONG e ovviamente case farmaceutiche, mediando prima l'acquisto all'ingrosso di vaccini dalle industrie farmaceutiche, e successivamente la vendita agli stati beneficiari.

Questi i dati certi reperiti da fonti ufficiali, sulla base dei quali vorrei fare delle considerazioni: enti pubblici e privati, ovvero Stati membri e NSAs, presiedono alle assemblee della WHO, e tramite contributi su base volontaria esercitano potere decisionale su manovre politico-sanitarie di interesse globale, poiché hanno piena libertà di investire i propri finanziamenti volontari su un qualunque progetto, indipendentemente dal fatto che questo progetto abbia un rapporto costo/beneficio più vantaggioso di un altro (cosa auspicabile all'interno di un'organizzazione che si fa garante della salute di tutti). Inoltre, gli stessi enti pubblici e talvolta gli stessi privati hanno dato vita, mediante i propri finanziamenti, a partenariati come la GAVI Alliance ed il CEPI, attraverso i quali vengono gestite ingenti somme di denaro (proveniente dalle tasche dei cittadini degli Stati membri, oltre che da quelle di privati) per la compravendita di vaccini su larga scala.

Dunque, il rischio di cadere in un conflitto di interessi esiste e non può essere ignorato dal momento che denaro pubblico e privato viene investito in progetti destinati a tutelare la salute di ognuno, transitando attraverso le casse di partenariati a loro volta fondati tramite finanziamenti degli stessi enti pubblici e privati, e sarebbe opportuno indagare ulteriormente e far maggior chiarezza fra i rapporti che intercorrono fra i numerosi attori in gioco qui menzionati.

Questo articolo non vuole essere un'invettiva nei confronti dei rappresentanti di Stato dell'OMS, né nei riguardi di quei privati che decidono di investire il proprio denaro nella Sanità, ma semplicemente vuole offrire al lettore una prospettiva su un argomento molto delicato ed ultimamente assai dibattuto, sperando di generare delle riflessioni costruttive ed alimentare un senso critico nei confronti di questioni che riguardano tutti.

 

 Piccola bibliografia e rimandi ai PDF allegati:

Resoconti PDF delle Assemblee Mondiali della Sanità, presenti sul sito ufficiale dell'OMS e su http://www.salute.gov.it/portale/rapportiInternazionali/dettaglioContenutiRapportiInternazionali.jsp?lingua=italiano&id=3752&area=rapporti&menu=mondiale :

1. OMS 2010

2. OMS 2011

3. OMS 2012

4. OMS 2013

5. OMS 2014

6. OMS 2015

7. OMS 2016

8. OMS 2017

9. FENSA (allegato)

10. AA_GAVI (allegato)

11. https://publicspace.who.int/sites/GEM/official_relations_details.aspx?id=38

12. https://publicspace.who.int/sites/GEM/official_relations_report_details.aspx?id=38

13. https://www.startmag.it/innovazione/vaccini-covid-19/

14. CEPIoriginalPolicy_2017 (allegato)

15. CEPIEquitableAccessPolicy_2018 (allegato)

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