Passa ai contenuti principali

EGEMONIA E DOMINIO NELLA CRISI SANITARIA di Mario Merola



Riceviamo e volentieri pubblichiamo l'articolo dell'amico Mario Merola (PC)

Circa dieci giorni fa Fabio Rampelli, braccio destro di Giorgia Meloni ed elemento di spicco di Fratelli d'Italia, si è lasciato andare ad uno sproloquio ripreso su “Il Secolo d'Italia”. Il vice presidente della Camera ha tuonato contro il Governo precedente e quello attuale, esprimendo un'aspra critica sulle misure di contenimento della pandemia fin qui adottate, definendo “disastrose le zone rosse, dannose per l'economia e per la salute: infatti rimangono assembramenti in luoghi pubblici, nelle metro, nei bus, nei supermercati”. E fin qui potremmo pure considerare ragionevole la critica di Rampelli, se non fosse che il diavolo si nasconde nei dettagli e in questo caso il dettaglio è la conclusione del ragionamento: il meloniano di ferro, crudo e puro difensore dell'ordine pubblico, richiede l'intervento dell'Esercito “nei luoghi di maggior assembramento, come metro, bus e luoghi di struscio!”. E questa dichiarazione è tanto ridicola – considerata la sparata sullo struscio – quanto pericolosa, tensiva e subdola che ovviamente è sovrapponibile alla gestione militare della crisi sanitaria stabilita da Draghi. Perché è evidente che ormai qualcosa bolle nel sostrato politico; le sovrastrutture scricchiolano ed è arrivato il momento di svelarne le prossime future mosse, con uno sguardo alla storia passata, guidati dal nostro metro di misura scientifico, il marxismo-leninismo. 

Consenso e coercizione/ egemonia e dominio. Oggi sembra ancor più profetico quanto affermato da Engels nell'Antidühring. Egli – demolendo le storture ideologiche di Dühring – ci ha lasciato un insegnamento fondamentale per comprendere le dinamiche politiche e sociali dei nostri giorni: consenso e coercizione, che ci appaiono come due strumenti per conseguire la conquista del potere, in realtà sono due bracci di quel potere; sono gli strumenti con i quali il potere tieni intatti i rapporti di produzione e i rapporti sociali, in sintesi i rapporti di forza. Tramite consenso e coercizione, le varie tipologie di rapporti sociali si sono stabilizzate e poi succedute nella storia dell'uomo. E l'attuale sovra-struttura politica, sociale, morale non sfugge a questa regola. E ancora, i concetti espressi da Engels vengono approfonditi da Gramsci, il quale parlò definitivamente di Egemonia e Dominio. Si tratta di due fasi che attraversano storicamente tutte le forme di società. Con la prima, la classe dominante esercita la propria forza imponendo un'egemonia culturale, morale, sociale e politica: sostanzialmente, in una società borghese ogni aspetto della vita è dettato dalla borghesia, dai suoi costumi, dalla sua morale salendo fino all'organizzazione statale e le sue istituzioni. Per sintetizzare, l'egemonia è la fase in cui la classe sociale dominante consolida il proprio potere e la sovrastruttura ad essa riferibile; La seconda fase, quella del dominio, subentra quando la classe dominante, che ha esercitato l'egemonia ergendosi come classe dirigente di una società, perde questa sua capacità di direzione; non riesce più a controllare la società e allora sveste i panni di classe egemone ed esercita il dominio, attraverso la repressione, la minaccia e – come diceva Engels – la coercizione. Tale fase, successiva e antitetica rispetto all'egemonia, è l'ultimo stadio di una forma sociale, è il punto di non-ritorno in cui tutta la sovrastruttura fin'ora dominante perde forza e si sbriciola, succeduta da un nuovo modello o – per l'appunto – da una nuova fase egemonica di una nuova classe dominante e da una nuova sovrastruttura. 

Egemonia e dominio nella storia italiana. La storia italiana ci presenta due esempi pratici e reali – e probabilmente si appresta a darne un terzo con la crisi pandemica – di entrambe le due fasi, quasi a suggellare il carattere scientifico del materialismo dialettico e storico e quindi del marxismo-leninismo. I due esempi sono il periodo del Bienno Rosso e dell'ascesa del fascismo; la fase storica della “Strategia della Tensione”. Durante il Bienno Rosso, a seguito della prima guerra mondiale, la classe dominante perde la sua forza culturale; la fase egemonica cessa e cominciano le rivolte, le lotte anche armate degli operai e dei contadini. In quel contesto, la reazione viene dalla piccola borghesia che prova a far egemonia richiamando l'unità del “Popolo italiano” contro la “Vittoria mutilata”. Essa si rese subito conto della sua incapacità ad arginare i moti operai al nord e le lotte contadine al Sud. Così la piccola borghesia si affidò totalmente all'alleanza inter-classe dell'alta borghesia italiana, l'accordo tra gli industriali del Nord e gli agrari del Sud. È così che nasce il fascismo e comincia la fase del dominio in cui la classe dominante, tramite il Fascismo e la sua rivoluzione reazionaria, reprime e soffoca nel sangue i moti operai e contadini. Il Fascismo fu lo strumento di coercizione dell'alta borghesia, un movimento politico per lo più composto da ex combattenti, piccolo-borghesi che avevano perso i propri privilegi dopo la guerra divenendo strumento del grande capitale industriale e agrario. La piccola borghesia, come sempre schiacciata fra due poli, la grande borghesia ed il proletariato, fu assorbita – o si lasciò assorbire – dal Fascismo. Questo movimento era composto per lo più da uomini di estrazione piccolo-borghese che accettò di farsi strumento di coercizione e dominio della classe dominante, auspicando in tal senso di mantenere intatti ed inalterati i propri privilegi. Nei fatti, questi privilegi furono mantenuti e conservati dagli esponenti di spicco del fascismo, ma la piccola-borghesia ne uscì sconfitta: l'avvento del fascismo, di fatto, segnò la fine dello Stato borghese liberale, con la soppressione dei diritti individuali che ne avevano caratterizzato la sua natura. La fine dei diritti e delle libertà individuali, fu una grave sconfitta per la piccola borghesia, non per il grande capitale e la sua classe di riferimento che mantennero inalterati i rapporti di forza. Tuttavia la crisi del 1929 segnò uno spartiacque nella fase del dominio: il capitale industriale e finanziario entra in una spirale di crisi dal quale non è in grado di uscire da solo e necessita dell'intervento dello Stato. Il governo Mussolini fonda l'IRI e acquista tutte le imprese e gli istituti di credito in crisi. Bisogna ammettere che, se da una parte i padroni furono tutelati da eventuali successive e maggiori perdite, questa scelta di politica economica toglie la proprietà dei mezzi di produzione alla borghesia dominante annullando – o almeno, calmierando – quei rapporti di forza che portarono alla reazione ed al fascismo, gettando le basi per la fase successiva della storia italiana e la nascita della Repubblica italiana. Quindi in apparenza fu una vittoria, ma alla fine il fascismo cessò di esistere e subentrò un nuovo modello sociale, frutto della Resistenza che portò l'Italia a dotarsi di una costituzione (para) socialista, diventando un unicum nel panorama politico dell'Europa occidentale ad egemonia anglo-americana. Il secondo esempio, non a caso, è correlato alla fine di un modello statale e sociale, lo Stato liberale ottocentesco. La fine della cosiddetta “democrazia liberale” porta alla nascita della democrazia costituzionale, un modello di Stato e società che si propone di limitare il capitalismo attraverso l'intervento dello Stato in economia e in ogni ambito sociale. Tutto questo avviene in un Paese che nel 1946, alle elezioni per l'Assemblea costituente, vide la metà dei voti andare al Blocco Popolare, l'alleanza politico-elettorale tra PCI e PSI. Questa alleanza, già difficilmente digerita da USA e UK, addirittura stravinse le prime elezioni regionali italiane, in Sicilia nell'Aprile del 1947. Ecco, l'avvento del fascismo e la sua caduta, nonostante l'arrivo sul territorio italiano di forze straniere rappresentanti gli stessi interessi economici che erano stati difesi dal fascismo, spazzarono del tutto l'egemonia della classe dominante che in Sicilia si esplicava nella classe dei notabili, dei proprietari terrieri-feudatari e nella mafia. Nel 1947, la vittoria del Blocco popolare fu un segnale di pericolo: infatti, il PCI e il PSI esercitavano già l'egemonia sulla classe lavoratrice e questa cominciava ad alzare la testa, chiedendo la riforma agraria, l'esproprio delle terre incolte e la loro redistribuzione; la gestione operaia della produzione mineraria siciliana. E fu lì, proprio in Sicilia e proprio contro le forze socialiste-comuniste – esattamente come nel Biennio rosso – che la classe dominante tenta il tutto per tutto, imponendo il proprio dominio a suon di bombe e morti: ha inizio la Strategia della Tensione con la Strage di Portella della Ginestra. Una fase di recrudescenza della lotta politica che si protrae fino alla caduta dell'URSS, con la “vittoria del capitalismo” e l'inizio di una nuova fase economico-sociale, con la finanziarizzazione dell'economia e la distruzione dello Stato borghese come eravamo abituati a conoscerlo. La crisi pandemica sembra essere il terzo esempio, con una fase egemonica cessata alla fine dello scorso anno, quando cominciarono le prime, seppur timide, proteste contro la gestione della crisi sanitaria. Se la prima fase di questa crisi è stata gestita egemonicamente, puntando tutto sul richiamo al patriottismo, all'unità di intenti, agli slogan “Andrà tutto bene” e “distanti oggi per riabbracciarci domani”; oggi la seconda fase vede una militarizzazione delle gestione della pandemia, unita ad un innalzamento dei toni e della tensione – anche a causa delle dichiarazioni della politica – sembra portare verso una fase del dominio. Se Rampelli oggi invoca l'esercito, lo fa perché dall'altro lato le forze della sinistra opportunista hanno già affidato all'esercito tutto il comparto che si occupa della gestione della crisi. Se la sinistra opportunista, appoggiata dalla propaganda – e quindi operando ancora in maniera egemonica – riesce ad accentrare un grande potere nelle mani dell'esercito, lo si deve anche alla finta opposizione dei neofascisti che invocano l'uso della forza dell'Esercito. 

Una nuova fase storica ed il ruolo del Partito Comunista. È ormai innegabile che la sovrastruttura è in fibrillazione e sta per passare alla fase del dominio, reprimendo con la forza ogni rivolta, ogni rivolo di protesta nel tentativo di rafforzare la propria posizione. E quindi si sta scivolando, nemmeno troppo lentamente, verso una nuova fase storica. Tale scivolamento sta avvenendo sempre seguendo lo stesso schema egemonia-dominio che ha caratterizzato le fasi di cambiamento dell'assetto di potere. Quale può essere il ruolo del Partito Comunista in questa fase? Ovviamente è chiaro che il Partito è l'unico a possedere gli giusti strumenti ideologici per leggere la società e i suoi sommovimenti, latenti o espliciti che siano; lo stesso dicasi per i compagni e le compagne che ogni giorno concorrono alla formazione, strutturazione e crescita del Partito. In tal senso, ottima è l'apertura ideologica – ed il conseguente dibattito – nei confronti della classe media italiana. Tuttavia il dibattito è ancora agli albori e soffre apparentemente di alcune lacune dettate dalla relativa giovinezza dello studio teorico-ideologico. Quindi è opportuno entrare nel dibattito tutto interno al Partito esternalizzandolo, apportando ulteriori e necessarie chiavi di lettura sulla questione, sia sul dibattito attorno alla figura della classe media; sia sulle azioni che il partito deve mettere in campo per affrontare questa nuova fase, inserendosi nelle contraddizioni sempre più evidenti. Per prima cosa si rende necessaria una analisi storica sull'attuale classe media italiana, rintracciandone le origini di classe e individuandone il ruolo economico all'interno della struttura capitalistica e, per relationem, il ruolo all'interno della sovrastruttura in termini politici e culturali. Di contro, il Partito deve anche analizzare le condizioni materiali, sociali, ideologiche e politiche del proletariato, della classe operaia e dei lavoratori dipendenti, senza il timore di esprimere giudizi sintetici che potrebbero sembrare, in prima lettura eterodossi o addirittura opportunisti. Proviamo allora ad analizzare la classe media italiana. Storicamente la classe media italiana è in larghissima parte nata dal proletariato italiano nella fase di sviluppo maggiore avuto tra gli anni 70-80. Essa viene sviluppata ed usata in contrapposizione alle richieste della classe operaia, divenendo un argine che agì indirettamente sul proletariato genericamente inteso, quanto sulle posizioni personali dei singoli individui formanti quest'ultima classe. Per capirci, l'operaio della Fiat che con immensi sacrifici riesce a far studiare i figli fino al conseguimento del diploma o della laurea, matura l'idea che in Italia l'ascensore sociale funziona perché i propri figli, con quel “pezzo di carta” riusciranno a guadagnarsi da vivere come impiegati o liberi professionisti, sottraendosi all'infernale macchina industriale che tanto ha corroso fisicamente e spiritualmente lo stesso operaio; contemporaneamente, il Sistema si tutela togliendo forze fresche e preparate alla classe lavoratrice ed operaia, riuscendo ad estinguere preventivamente la fiamma della rivoluzione. Infatti i figli della classe operaia, entrati a far parte di questa nuova classe sociale, si allontanano sempre più dalla miseria delle condizioni materiali e spirituali vissute dal proletariato. È da qui che man mano prende forma la classe media, una classe che si compone di impiegati prima, e poi di tantissimi liberi professionisti di ogni settore, quelli che oggi sono chiamate “Partite IVA”. Ovviamente la classe media – negli anni in cui il movimento operaio veniva sconfitto e le condizioni dei lavoratori regredivano ai livelli di fine '800 – vedeva accrescere il proprio potere economico, potendo permettersi anche di crescere a livello strutturale: non sono pochi i casi di “piccoli padroni” che nascono in settori come quelli della ristorazione, delle attività sportive, estetica e turismo; cioè in quei settori dove un tempo la gestione delle attività era pressoché individuale o al massimo familiare, oggi possiamo notare micro-imprese che si avvalgono del lavoro di 2-3 lavoratori dipendenti. Questa classe oggi, dopo un decennio di aumenti delle tasse e balzelli vari, si ritrova tra le più colpite sul fronte economico a causa delle misure di contenimento della pandemia. E finalmente ha aperto gli occhi, intuendo che i suoi desideri di diventare classe dominante si sgretolano come la peggiore delle menzogne. Se per decenni l'egemonia della classe dominante ha creato nella mente della classe media l'illusione di essere paritaria alla grande borghesia – e non sono rari gli esempi di negozianti che si definiscono “imprenditori” – oggi questa illusione viene sgretolata dalla crisi economica che ormai fa sentire i suoi morsi sulle posizioni economiche acquisite dalla classe media nel decennio scorso. Ed ecco che oggi gli unici rivoli di protesta vengono da lì, dalla classe media, l'unica al momento in grado di sollevarsi contro questo stato di cose, perché è l'unica ad aver subito repentinamente il crollo delle proprie illusioni. La classe media oggi vive, per motivi diversi, lo stesso senso di abbandono e di paura che visse durante il Bienno rosso e che la trascinarono tra le braccia del fascismo e quindi del grande capitale. Quindi il Partito Comunista è chiamato ad inserirsi prepotentemente in queste contraddizioni. Ha il dovere di non commettere gli errori del passato commessi durante la fase prodromica del fascismo; errori che certi ortodossi propongono di ripetere, continuando a definire la classe media come reazionaria e puntando addirittura al suo isolamento. Isolare la classe media significa consegnarla alla borghesia dominante, significa armarla contro il proletariato, portando ancora una volta alla distruzione di quest'ultimo. La storia delle rivoluzioni socialiste insegna che il proletariato senza un'alleanza con la classe media – o per meglio dire, senza allearsi con il ceto che nei vari casi specifici sarebbe assimilabile alla classe media odierna – non avrebbe portato a termine la rivoluzione: questo fu compreso da Lenin e in Russia assistemmo al fronte unito di operai, contadini e soldati. Oggi si sono ricreate condizioni diverse che necessitano di soluzioni simili a quelle del passato, soprattutto in un'epoca in cui il proletariato continua a fare passi indietro in ogni campo, regredendo sempre più verso condizioni socio-economiche tipiche dell'800. Egemonizzare la classe media oggi è fondamentale. Non si tratta di opportunismo, ma di realismo; non è revisionismo, ma concretizzazione dell'analisi concreta dei fatti concreti, per citare Lenin. La classe operaia oggi appare tramortita, inerme e soprattutto alienata. È abbandonata ad un individualismo che colpisce tutti gli individui che la compongono; un estremo tentativo di mantenere le briciole che permettono loro di sopravvivere. È vero, il Partito Comunista ha come classe di riferimento la classe operaia, ma questo non vuol dire distogliere lo sguardo da quanto succede nella classe media; né ci deve portare ad ignorare la proletarizzazione della stessa. In poche parole, il Partito Comunista deve uscire dalla timidezza con la quale si è approcciato alla questione sulla classe media ed ergersi ad avanguardia ideologica dell'alleanza sociale e politica tra proletariato e classe media. Solo così potremo arginare al massimo delle nostre capacità, la fase di dominio che si appresta ad abbattersi su tutti noi.

Commenti

Post popolari in questo blog

ELOGIO ALLA VITA di John Macklemore

  Oramai è da molto tempo che le nostre vite sono state messe alla prova: la dedizione, il coraggio e la tenacia che sostengono i nostri nobili ideali rafforzano contemporaneamente quell'ardente desiderio di cambiamento volto a scoprire e ricercare nuove chiavi di lettura che, con ingegno e fantasia, riescano a svelare gli infiniti misteri che permeano la Vita, la Natura e l'Universo. Creare continue connessioni fra gli elementi del reale e dell'immaginario, valorizzate da un continuo dialogo fra credenze e saperi delle varie culture, ponendo come assunto fondamentale l'immutabile ed eterna staticità del cambiamento. Infatti, ogni singola conoscenza sviluppata e reinterpretata nel corso dei secoli ha sempre avuto come obiettivo quello di fare interagire il passato, il presente ed il futuro ricercando perpetuamente quell'armonia che mette in connessione le nostre emozioni, i nostri sentimenti e la nostra ragione con ogni elemento visibile ed invisibile, avendo co

COMUNISTI, ULTIMA CHIAMATA di Moreno Pasquinelli

  «Quando senti suonare la campana non chiederti per chi suona. Essa suona anche per te». Ernest Hemingway Con lo spauracchio della pandemia il governo Draghi ha prolungato lo Stato d’emergenza e, col cosiddetto “green pass”, ha reso  de facto  obbligatoria la vaccinazione di massa. Con una fava due piccioni: si istituisce uno strumento politico di controllo e discriminazione sociale facendo così compiere un salto di qualità all’inveramento di un orwelliano Stato di polizia. Guai a chi nega che qui ci sia un  salto di qualità . Dicemmo, l’anno scorso, che entravamo in un territorio inquietante e sconosciuto. Ora i timori più terribili iniziano a prendere forma. Che il “green pass” sia un diabolico strumento di discriminazione sociale lo dicono quelli stessi che lo hanno concepito.  Draghi docet : “Chi non si vaccina porta la morte”. Chi rifiuterà di diventare cavia di pseudo-vaccini sperimentale; chi non metterà il suo corpo a disposizione del governo; chi intende disobbedire al comand

CONTRO LA GENERAZIONE NICHILISTA di Billy Piorrea

Mi rivolgo soprattutto a quelli della mia età e generazione, noi abbiamo il potere di cambiare le cose in futuro, abbiamo la responsabilità di farlo. Per troppo tempo ci siamo disinteressati della vita sociale, per troppo tempo abbiamo pensato solo al nostro personalissimo tornaconto e ci siamo adagiati su comodità illusorie che semplificano la vita e allo stesso tempo la distruggono. Mi rivolgo alla mia generazione, la generazione social e xanax dipendente.  Continuiamo pure a comprare online su amazon, a guardare netflix a sostenere x factor e la serie A, cintinuamo cosi. Un giorno quando usciremo per strada e ci accorgeremo di essere soli perché tutti i locali sono chiusi forse ci renderemo conto del mondo che stiamo criminalmente creando, tutti noi, nessuno escluso. Quando le scuole e le università diventeranno centri militari di formazione, quando gli ospedali saranno luoghi di morte invece che di cura, quando nessun bar sarà più aperto, quando nessuna musica dal vivo sarà più suo