Analizzando storicamente l’evoluzione delle società umane, è grossolanamente possibile affermare che è sempre stata una storia di scontri dialettici fra oppressori ed oppressi, fra dominanti e dominati, fra regnanti e sudditi: uno scontro continuo e dinamico in cui la classe dominante ha da sempre impegnato le proprie forze per mantenere il dominio sulle masse. Dai romani ai giorni nostri, le forme di governo e le modalità con cui il dominio è stato esercitato sono cambiate notevolmente, ma la sostanza è rimasta pressoché inalterata: un’oligarchia di pochi esercita il proprio controllo sulla maggioranza degli individui sfruttando un potere violento e repressivo, evolutosi e affinatosi nel tempo.
Nell’ottica di conservare l’egemonia sulle masse e mantenere
sopiti gli spiriti degli individui che le compongono, è un obiettivo
imprescindibile creare consenso attorno all’ordine dominante ed inculcare negli
oppressi l’idea che il sistema vigente sia il migliore possibile, la scelta
necessaria, la più giusta, il famoso “there is no alternative” tanto caro alla
Thatcher, di cui i tecnocrati dell’euro-centrismo hanno fatto mantra dominante a
partire dagli anni Ottanta in poi.
Come fare per raggiungere tale scopo? Le tecniche sono
numerose, più o meno aggressive, tutte pervasive e mirano a penetrare la psiche
delle persone per convincerle e soggiogarle -si badi bene- non per un fine
oscuro e demoniaco, ma per un semplicissimo motivo: quello di mantenere lo
status quo dell’ordine costituito al fine di continuare a perseguire guadagni e
potere. Nessun complotto, nessuna trama ordita in segreto in sette massoniche
alla Eyes Wide Shut, bensì il puro e “semplice” desiderio di potere e di
profitto. Del resto, Eraclito ci insegna: Panta rei, tutto deve cambiare
affinché ogni cosa resti com’è; il capitale ed il potere lo sanno: c’è bisogno
di continui cambiamenti e continue ristrutturazioni per mantenere l’ordine
delle cose.
Chi possiede concretamente il potere in epoca contemporanea
(proprietari delle reti di comunicazione, dei social network, dei grandi fondi
di investimento, delle banche mondiali, delle Big Pharma) vuole mantenerlo, e
per farlo ha bisogno di inculcare nella popolazione l’idea che il sistema attuale
sia non solo necessario, ma il migliore possibile. Così vengono creati
strumenti ad hoc per convincere tutti noi attraverso una massiva, intensiva e
pianificata propaganda mediatica che ci accompagna dal giorno della nostra nascita
fino alla tomba. Così si susseguono continue e perenni crisi e stati
d’emergenza, crisi che ovviamente sono descritte come esogene, ne volute ne
tantomeno previste, alle quali solo l’ordine costituito è in grado di
rispondere. Così vengono creati i problemi ed offerte le relative soluzioni:
Attacco terroristico? Più sicurezza! Crisi economica? Austerità! Crisi
pandemica? Distanziamento e vaccino! Peccato che molto spesso queste
fantomatiche emergenze siano soltanto virtuali, nel senso che ci vengono
annunciate attraverso quella che chiamo I’iper-realtà, non la realtà cognitiva
che possiamo apprezzare tramite i nostri sensi in uno spazio-tempo limitato e
ristretto, ma la “realtà” virtuale che irretisce e offusca le menti con un
eccesso di notizie ed impulsi provenienti da ogni angolo del globo istante per
istante, notizie che vengono scientemente programmate e trasmesse sulle varie
piattaforme di propaganda. Il risultato è quello di vivere in una fanta-realtà
in cui tutto è possibile e nulla è non-vero, ed in questa babele creata ad hoc
la salvifica via di uscita ci è offerta dagli stessi promotori delle crisi (e
tutti noi ci caschiamo a piè pari). Il casus belli è servito da chi vuole la
guerra ed ha bisogno del consenso mediatico e popolare per farla.
Il consenso è l’arma essenziale senza la quale il teatro
degli orrori messo in piedi dagli abili architetti dell’ordine crollerebbe
rapidamente. Da sempre il consenso è uno strumento fondamentale per mantenere
l’egemonia, ce lo insegnano Hitler, Mussolini, Stalin e prima ancora lo Stato
Pontificio, che con la fede è riuscita a piegare un mondo intero alle proprie
volontà. La fede è lo stesso strumento utilizzato dall’attuale sistema di
potere, la fede nel nuovo dogma religioso: la “scienza”. Questa nuova scienza
conta su adepti servili e idolatri che affidano ciecamente il proprio destino e
la propria anima ai diktat delle varie agenzie “indipendenti”, allo stesso modo
in cui i fanatici cattolici acquistavano le indulgenze o gli estremisti
islamici linciano un’adultera. Una scienza che si autoproclama dominus, e si fregia
del metodo scientifico quale strumento irreprensibile e incontrovertibile per sostenere
le proprie teorie, una scienza che allo stesso tempo cade in paradossi illogici
e irrazionali come l’ultimo anno di follia ed isteria di massa ci ha insegnato.
Una scienza che trae conclusioni partendo da presupposti sbagliati o
irrazionali come, ad esempio, la narrazione pandemica si basa su tamponi
inaffidabili e conteggi dei morti covid non metodici (membri del Cts hanno
affermato che basta che un morto sia positivo al tampone per essere registrato
come morto covid, a prescindere dalla sua effettiva condizione clinica). Come
in passato ci si affidava alla parola sacra della Bibbia interpretata dal
sacerdote di turno, così oggi veneriamo la scienza ed il progresso filtrati per
mezzo del verbo dei sacerdoti del nostro tempo: la televisione ed i suoi
attori.
Essere scienziati ed
essere medici significa anche essere in grado di porsi delle domande, la
scienza ed il progresso negano continuamente se stessi in un processo senza
fine che si alimenta grazie alla curiosità e al desiderio di scoperta insito
nella razza umana. Lo sviluppo in campo scientifico è infatti favorito da
continue domande, da nuovi dubbi, dalla distruzione di antiche credenze in
favore di nuove e temporanee verità; essere uomini di scienza vuol dire saper
far germogliare il seme del dubbio, saper disobbedire, che come dice Stefano
Scrima in un bellissimo saggio -“L’arte di disobbedire raccontata dal diavolo”-
è sinonimo di saper pensare, e non accettare acriticamente tutto ciò che è
imposto dall’alto ed applicare passivamente un protocollo; per questo ci sono i
militari, i soldati, i funzionari delle forze dell’ordine che hanno scelto di
dedicare la propria vita all’obbedienza indiscussa, ma non gli scienziati, non
i medici liberi che hanno giurato di servire il loro unico datore di lavoro
secondo scienza e coscienza: il paziente.
Ecco cosa sta diventando la scienza nel nostro tempo: una
scienza finanziata dal potere e a lui servile, una scienza dogmatica e
dispotica che eleva a totem i propri miti e reprime i suoi demoni
distruggendoli. Una scienza ascientifica ed autoreferenziale che utilizza enti
ed associazioni creati da lei per promuovere ed idolatrare i suoi “progressi”,
ma che reprime i suoi detrattori utilizzando i soliti strumenti della gogna
mediatica e dell’isolamento intellettuale. Come ci dimostra quest’ultimo anno
di follia collettiva: quando c’è un bag nel sistema, un dubbio legittimamente
sollevato o peggio un illecito ampiamente documentato (ritorna ancora il caso
dei tamponi inaffidabili) la soluzione migliore qual è? Negare, negare e ancora
negare! Poi sopprimere i dubbi, umiliare pubblicamente i dissenzienti ed infine
annegare il caso nel calderone del complottismo, nel dimenticatoio, nell’oblio
dove quotidianamente vanno a finire tutte le migliaia di informazioni che
riceviamo ogni giorno, con la scusa che lo si fa per il bene di tutti, mi
sembra ovvio!
Fra gli strumenti utilizzati per creare consenso e forza
attorno al proprio centro di potere rientra senza dubbio lo screditare e
reprimere il dissenso. Nel XVI secolo la chiesa bruciava vivi gli empi ed
eretici che opinavano il sistema tolemaico, tagliava la testa a chi dubitava
della vita ultraterrena o rinnegava la trinità. Nel periodo fascista i
dissidenti venivano pestati, deportati ed in alcuni casi uccisi. L’epoca
stalinista della grande Russia fonda la sua autorità sulla repressione
violenta, sulla paura del prossimo, sulla delazione, ed ovviamente gli
oppositori erano repressi dal regime. Nell’epoca contemporanea queste pratiche
triviali e barbare sono state abolite, la grande democrazia che abbandona i
totalitarismi del passato in favore del pluralismo politico e condanna la
censura in favore della libertà d’espressione non può permettere il perpetrarsi
di tali forme di inciviltà. La democrazia liberale occidentale, infatti, è
libera ed inclusiva, ispirata dal progresso scientifico e civile, è una forma
di governo legittima e difende ogni cittadino… ma ne siamo proprio sicuri?
Nella sua giovane vita, mai come in questo momento la
democrazia occidentale è messa in pericolo da un rinnovato sentimento di
critica che sta diffondendosi fra una parte della popolazione mondiale. Sono in
molti a porsi delle domande riguardo l’effettiva natura del sistema democratico
vigente e fioriscono in tutto il mondo movimenti di protesta che auspicano un
soverchiamento dell’ordine politico-economico. Movimenti a volte confusi e
disorganizzati, ma che dimostrano l’esistenza di un sentire comune sulla
necessità di cambiamento. Questo non è sfuggito ai grandi occhi del potere e
rappresenta una reale minaccia per chi ha interesse al mantenimento dell’ordine
attuale. Al fine di evitare che la macchia d’olio si espandi e la marea nera
fagociti sempre più persone, è opportuno frenare la sua espansione gettando
discredito sui movimenti di protesta e sulle idee che li ispirano, se non
bloccandoli fisicamente attraverso le limitazioni alla possibilità di riunirsi
e manifestare… ah che scemo! quasi dimenticavo… questo è per il nostro bene!!
In quest’ottica dunque si inseriscono gli strumenti di cosmesi brevemente
discussi sopra (creare crisi ad hoc, propaganda mediatica, screditare il
dissenso).
Nella già caotica e verosimile iper-realtà virtuale,
divenuta vera e propria babele nell’ultimo anno, è nato un nuovo personaggio
folkloristico, ed ha già preso forme e contorni più o meno delineati: il
negazionista. Nell’immaginario collettivo si è plasmata la sua figura dalle
linee vaghe e dai contorni sfumati, ma con caratteristiche più o meno evidenti:
il negazionista nega l’esistenza del covid, è probabilmente no vax, forse
terrapiattista (questa è più ardua da sostenere), è avverso al 5G e odia Bill
Gates. È un individuo fanatico, sposa teorie folli diffuse da altri
negazionisti sul web, è un soggetto pericoloso, forse di estrema destra, forse
di estrema sinistra, di sicuro estremo.
Questo personaggio si è formato nel tempo ed è oramai divenuto un
soggetto stereotipato, temuto dalla massa moderata e ben pensante che non vuole
assolutamente correre il rischio di interagire o interloquire con lui. Anche
chi si limita ad essere scettico e velatamente critico nei confronti della
situazione pandemica e politica teme di essere etichettato come negazionista (quanti
discorsi iniziano così: “non sono un negazionista, pero…”), perché si è diffusa
nell’aria la figura di un demoniaco complottista al quale nessuno vuole essere
associato.
Questa stigmatizzazione rievoca pratiche ed usi tipici di
epoche dittatoriali passate, ed ha molte analogie con altre figure
negativamente mitizzate al fine di spaventare il volgo e bloccare il
contro-pensiero. La creazione di “demoni poveri” ovvero di demoni fra il
popolo, demoni che si aggirano fra i gradini più bassi della piramide sociale,
serve a generare guerre fra i poveri stessi, guerre che al giorno d’oggi si
combattono soprattutto sui social dove la polarità dei pensieri la fa da
padrona e distrugge il pluralismo delle idee, la comprensione, le sfumature dell’intelletto.
Sui social il terreno è davvero fertile per generare lotte suicide fra ignari sudditi
che preferiscono insultarsi e scaricare il proprio odio gli uni sugli altri
piuttosto che fare fronte comune contro il vero nemico.
Con le dovute differenze, le figure cui faccio riferimento
sono, per esempio, quelle degli eretici e dei blasfemi, che nel XV e XVI secolo
furono perseguitati e spesso crudelmente uccisi in pubblica piazza. Ma chi era
l’eretico, chi il blasfemo? Figure da stagliare nell’immaginario collettivo
delle masse per terrorizzarle e tenerle mansuete, poco importava se l’eretico
di turno dicesse fandonie o grandi verità. È così vennero perseguitati geni
indiscussi come Bruno, Campanella o Galilei, per citarne solo alcuni, la cui
colpa era quella di diffondere verità inaccettabili per i vertici ecclesiastici
interessati solo al buon funzionamento dell’ordine egemone.
Con l’accusa di eresia e la relativa pena non si compiva
soltanto un mero atto giudiziario, ma si raggiungevano obiettivi ben più
importanti e duraturi: creare paura e sospetto fra le persone, dividere i
simili, alimentare l’odio e l’insofferenza reciproca e, soprattutto,
distogliere l’attenzione dai veri carnefici, dai veri nemici.
Con lo stesso modus operandi, durante il ventennio fascista è
stata creata la figura del dissidente, dell’oppositore al regime. Allo stesso
modo coloro i quali venivano individuati come tali, sono stati perseguitati
prima ed uccisi poi. Allo stesso modo fra la popolazione italiana dell’epoca si
è lentamente ma inesorabilmente insinuata la paura di essere considerati dissidenti
e di subire le relative conseguenze, allo stesso modo questa paura è stata
utilizzata come un freno allo sviluppo di una resistenza popolare, ed i nemici
del regime sono stati utilizzati come esempi di inciviltà, ribelli negativi e
nemici del popolo. Così si è diffuso fra la popolazione un clima di terrore e
diffidenza, e nonostante il sentore che qualcosa stesse andando per il verso
sbagliato, la maggior parte delle persone ha preferito tacere e sopprimere le
proprie idee pur di affrontare le conseguenze di una ribellione al partito
unico.
Oggi, nonostante i tempi siano mutati e le tecniche di
controllo si siano notevolmente evolute, non è cambiata la sostanza che regola i
rapporti fra chi detiene il potere e chi lo subisce. Oggi il complottista è
l’eretico del XV secolo, il dissidente dell’epoca fascista, seppur meno
coraggioso! Oggi il dissenso viene screditato, e addirittura controllato, attraverso
le continue accuse di complotto che vengono puntualmente rivolte a chiunque sia
in contrasto con l’ordine politico-economico attuale. I media ripropongono
sempre gli stessi “esperti/adepti” che ripetono Orwellianamente sempre lo stesso
mantra, e l’unico spazio che viene riservato al contraddittorio è speso per
umiliare e denigrare i pareri contrastanti, ridotti a banali negazionismi,
complottismi, no-mask e chi più ne ha più ne metta. La riduzione a complotto di ogni analisi che
non sia affiliata alla narrativa dominante è molto utile a chi vuole mantenere
lo status quo: permette di eliminare rapidamente ogni pensiero d’opposizione e
crea una guerra faziosa fra la plebe schierata in due contrapposte sezioni.
La prossima volta che sbrigativamente tacciate qualcuno di
negazionismo, o ascoltate o leggete un’accusa di complottismo riflettete bene
sul valore ed il significato intrinseco della parola, riflettete sul valore
sociale e storico che possono avere e fate lavorare il vostro pensiero critico,
perché ogni etichetta ed ogni categorizzazione a-priori è un toccasana per chi
sguazza nella piattezza del qualunquismo, ma è una pugnalata per chi crede
nella logica, nella forza della ragione e nella complessità del pensiero, che
mai può essere banalizzato e rinchiuso in una sola e misera parola.
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