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L'ERETICO ED IL NEGAZIONISTA di Enrico Barone


 

Analizzando storicamente l’evoluzione delle società umane, è grossolanamente possibile affermare che è sempre stata una storia di scontri dialettici fra oppressori ed oppressi, fra dominanti e dominati, fra regnanti e sudditi: uno scontro continuo e dinamico in cui la classe dominante ha da sempre impegnato le proprie forze per mantenere il dominio sulle masse. Dai romani ai giorni nostri, le forme di governo e le modalità con cui il dominio è stato esercitato sono cambiate notevolmente, ma la sostanza è rimasta pressoché inalterata: un’oligarchia di pochi esercita il proprio controllo sulla maggioranza degli individui sfruttando un potere violento e repressivo, evolutosi e affinatosi nel tempo.

Nell’ottica di conservare l’egemonia sulle masse e mantenere sopiti gli spiriti degli individui che le compongono, è un obiettivo imprescindibile creare consenso attorno all’ordine dominante ed inculcare negli oppressi l’idea che il sistema vigente sia il migliore possibile, la scelta necessaria, la più giusta, il famoso “there is no alternative” tanto caro alla Thatcher, di cui i tecnocrati dell’euro-centrismo hanno fatto mantra dominante a partire dagli anni Ottanta in poi.

Come fare per raggiungere tale scopo? Le tecniche sono numerose, più o meno aggressive, tutte pervasive e mirano a penetrare la psiche delle persone per convincerle e soggiogarle -si badi bene- non per un fine oscuro e demoniaco, ma per un semplicissimo motivo: quello di mantenere lo status quo dell’ordine costituito al fine di continuare a perseguire guadagni e potere. Nessun complotto, nessuna trama ordita in segreto in sette massoniche alla Eyes Wide Shut, bensì il puro e “semplice” desiderio di potere e di profitto. Del resto, Eraclito ci insegna: Panta rei, tutto deve cambiare affinché ogni cosa resti com’è; il capitale ed il potere lo sanno: c’è bisogno di continui cambiamenti e continue ristrutturazioni per mantenere l’ordine delle cose.

Chi possiede concretamente il potere in epoca contemporanea (proprietari delle reti di comunicazione, dei social network, dei grandi fondi di investimento, delle banche mondiali, delle Big Pharma) vuole mantenerlo, e per farlo ha bisogno di inculcare nella popolazione l’idea che il sistema attuale sia non solo necessario, ma il migliore possibile. Così vengono creati strumenti ad hoc per convincere tutti noi attraverso una massiva, intensiva e pianificata propaganda mediatica che ci accompagna dal giorno della nostra nascita fino alla tomba. Così si susseguono continue e perenni crisi e stati d’emergenza, crisi che ovviamente sono descritte come esogene, ne volute ne tantomeno previste, alle quali solo l’ordine costituito è in grado di rispondere. Così vengono creati i problemi ed offerte le relative soluzioni: Attacco terroristico? Più sicurezza! Crisi economica? Austerità! Crisi pandemica? Distanziamento e vaccino! Peccato che molto spesso queste fantomatiche emergenze siano soltanto virtuali, nel senso che ci vengono annunciate attraverso quella che chiamo I’iper-realtà, non la realtà cognitiva che possiamo apprezzare tramite i nostri sensi in uno spazio-tempo limitato e ristretto, ma la “realtà” virtuale che irretisce e offusca le menti con un eccesso di notizie ed impulsi provenienti da ogni angolo del globo istante per istante, notizie che vengono scientemente programmate e trasmesse sulle varie piattaforme di propaganda. Il risultato è quello di vivere in una fanta-realtà in cui tutto è possibile e nulla è non-vero, ed in questa babele creata ad hoc la salvifica via di uscita ci è offerta dagli stessi promotori delle crisi (e tutti noi ci caschiamo a piè pari). Il casus belli è servito da chi vuole la guerra ed ha bisogno del consenso mediatico e popolare per farla.

Il consenso è l’arma essenziale senza la quale il teatro degli orrori messo in piedi dagli abili architetti dell’ordine crollerebbe rapidamente. Da sempre il consenso è uno strumento fondamentale per mantenere l’egemonia, ce lo insegnano Hitler, Mussolini, Stalin e prima ancora lo Stato Pontificio, che con la fede è riuscita a piegare un mondo intero alle proprie volontà. La fede è lo stesso strumento utilizzato dall’attuale sistema di potere, la fede nel nuovo dogma religioso: la “scienza”. Questa nuova scienza conta su adepti servili e idolatri che affidano ciecamente il proprio destino e la propria anima ai diktat delle varie agenzie “indipendenti”, allo stesso modo in cui i fanatici cattolici acquistavano le indulgenze o gli estremisti islamici linciano un’adultera. Una scienza che si autoproclama dominus, e si fregia del metodo scientifico quale strumento irreprensibile e incontrovertibile per sostenere le proprie teorie, una scienza che allo stesso tempo cade in paradossi illogici e irrazionali come l’ultimo anno di follia ed isteria di massa ci ha insegnato. Una scienza che trae conclusioni partendo da presupposti sbagliati o irrazionali come, ad esempio, la narrazione pandemica si basa su tamponi inaffidabili e conteggi dei morti covid non metodici (membri del Cts hanno affermato che basta che un morto sia positivo al tampone per essere registrato come morto covid, a prescindere dalla sua effettiva condizione clinica). Come in passato ci si affidava alla parola sacra della Bibbia interpretata dal sacerdote di turno, così oggi veneriamo la scienza ed il progresso filtrati per mezzo del verbo dei sacerdoti del nostro tempo: la televisione ed i suoi attori.

 Essere scienziati ed essere medici significa anche essere in grado di porsi delle domande, la scienza ed il progresso negano continuamente se stessi in un processo senza fine che si alimenta grazie alla curiosità e al desiderio di scoperta insito nella razza umana. Lo sviluppo in campo scientifico è infatti favorito da continue domande, da nuovi dubbi, dalla distruzione di antiche credenze in favore di nuove e temporanee verità; essere uomini di scienza vuol dire saper far germogliare il seme del dubbio, saper disobbedire, che come dice Stefano Scrima in un bellissimo saggio -“L’arte di disobbedire raccontata dal diavolo”- è sinonimo di saper pensare, e non accettare acriticamente tutto ciò che è imposto dall’alto ed applicare passivamente un protocollo; per questo ci sono i militari, i soldati, i funzionari delle forze dell’ordine che hanno scelto di dedicare la propria vita all’obbedienza indiscussa, ma non gli scienziati, non i medici liberi che hanno giurato di servire il loro unico datore di lavoro secondo scienza e coscienza: il paziente.

Ecco cosa sta diventando la scienza nel nostro tempo: una scienza finanziata dal potere e a lui servile, una scienza dogmatica e dispotica che eleva a totem i propri miti e reprime i suoi demoni distruggendoli. Una scienza ascientifica ed autoreferenziale che utilizza enti ed associazioni creati da lei per promuovere ed idolatrare i suoi “progressi”, ma che reprime i suoi detrattori utilizzando i soliti strumenti della gogna mediatica e dell’isolamento intellettuale. Come ci dimostra quest’ultimo anno di follia collettiva: quando c’è un bag nel sistema, un dubbio legittimamente sollevato o peggio un illecito ampiamente documentato (ritorna ancora il caso dei tamponi inaffidabili) la soluzione migliore qual è? Negare, negare e ancora negare! Poi sopprimere i dubbi, umiliare pubblicamente i dissenzienti ed infine annegare il caso nel calderone del complottismo, nel dimenticatoio, nell’oblio dove quotidianamente vanno a finire tutte le migliaia di informazioni che riceviamo ogni giorno, con la scusa che lo si fa per il bene di tutti, mi sembra ovvio!

 

Fra gli strumenti utilizzati per creare consenso e forza attorno al proprio centro di potere rientra senza dubbio lo screditare e reprimere il dissenso. Nel XVI secolo la chiesa bruciava vivi gli empi ed eretici che opinavano il sistema tolemaico, tagliava la testa a chi dubitava della vita ultraterrena o rinnegava la trinità. Nel periodo fascista i dissidenti venivano pestati, deportati ed in alcuni casi uccisi. L’epoca stalinista della grande Russia fonda la sua autorità sulla repressione violenta, sulla paura del prossimo, sulla delazione, ed ovviamente gli oppositori erano repressi dal regime. Nell’epoca contemporanea queste pratiche triviali e barbare sono state abolite, la grande democrazia che abbandona i totalitarismi del passato in favore del pluralismo politico e condanna la censura in favore della libertà d’espressione non può permettere il perpetrarsi di tali forme di inciviltà. La democrazia liberale occidentale, infatti, è libera ed inclusiva, ispirata dal progresso scientifico e civile, è una forma di governo legittima e difende ogni cittadino… ma ne siamo proprio sicuri?

Nella sua giovane vita, mai come in questo momento la democrazia occidentale è messa in pericolo da un rinnovato sentimento di critica che sta diffondendosi fra una parte della popolazione mondiale. Sono in molti a porsi delle domande riguardo l’effettiva natura del sistema democratico vigente e fioriscono in tutto il mondo movimenti di protesta che auspicano un soverchiamento dell’ordine politico-economico. Movimenti a volte confusi e disorganizzati, ma che dimostrano l’esistenza di un sentire comune sulla necessità di cambiamento. Questo non è sfuggito ai grandi occhi del potere e rappresenta una reale minaccia per chi ha interesse al mantenimento dell’ordine attuale. Al fine di evitare che la macchia d’olio si espandi e la marea nera fagociti sempre più persone, è opportuno frenare la sua espansione gettando discredito sui movimenti di protesta e sulle idee che li ispirano, se non bloccandoli fisicamente attraverso le limitazioni alla possibilità di riunirsi e manifestare… ah che scemo! quasi dimenticavo… questo è per il nostro bene!! In quest’ottica dunque si inseriscono gli strumenti di cosmesi brevemente discussi sopra (creare crisi ad hoc, propaganda mediatica, screditare il dissenso).

Nella già caotica e verosimile iper-realtà virtuale, divenuta vera e propria babele nell’ultimo anno, è nato un nuovo personaggio folkloristico, ed ha già preso forme e contorni più o meno delineati: il negazionista. Nell’immaginario collettivo si è plasmata la sua figura dalle linee vaghe e dai contorni sfumati, ma con caratteristiche più o meno evidenti: il negazionista nega l’esistenza del covid, è probabilmente no vax, forse terrapiattista (questa è più ardua da sostenere), è avverso al 5G e odia Bill Gates. È un individuo fanatico, sposa teorie folli diffuse da altri negazionisti sul web, è un soggetto pericoloso, forse di estrema destra, forse di estrema sinistra, di sicuro estremo.  Questo personaggio si è formato nel tempo ed è oramai divenuto un soggetto stereotipato, temuto dalla massa moderata e ben pensante che non vuole assolutamente correre il rischio di interagire o interloquire con lui. Anche chi si limita ad essere scettico e velatamente critico nei confronti della situazione pandemica e politica teme di essere etichettato come negazionista (quanti discorsi iniziano così: “non sono un negazionista, pero…”), perché si è diffusa nell’aria la figura di un demoniaco complottista al quale nessuno vuole essere associato.

Questa stigmatizzazione rievoca pratiche ed usi tipici di epoche dittatoriali passate, ed ha molte analogie con altre figure negativamente mitizzate al fine di spaventare il volgo e bloccare il contro-pensiero. La creazione di “demoni poveri” ovvero di demoni fra il popolo, demoni che si aggirano fra i gradini più bassi della piramide sociale, serve a generare guerre fra i poveri stessi, guerre che al giorno d’oggi si combattono soprattutto sui social dove la polarità dei pensieri la fa da padrona e distrugge il pluralismo delle idee, la comprensione, le sfumature dell’intelletto. Sui social il terreno è davvero fertile per generare lotte suicide fra ignari sudditi che preferiscono insultarsi e scaricare il proprio odio gli uni sugli altri piuttosto che fare fronte comune contro il vero nemico.

Con le dovute differenze, le figure cui faccio riferimento sono, per esempio, quelle degli eretici e dei blasfemi, che nel XV e XVI secolo furono perseguitati e spesso crudelmente uccisi in pubblica piazza. Ma chi era l’eretico, chi il blasfemo? Figure da stagliare nell’immaginario collettivo delle masse per terrorizzarle e tenerle mansuete, poco importava se l’eretico di turno dicesse fandonie o grandi verità. È così vennero perseguitati geni indiscussi come Bruno, Campanella o Galilei, per citarne solo alcuni, la cui colpa era quella di diffondere verità inaccettabili per i vertici ecclesiastici interessati solo al buon funzionamento dell’ordine egemone.

Con l’accusa di eresia e la relativa pena non si compiva soltanto un mero atto giudiziario, ma si raggiungevano obiettivi ben più importanti e duraturi: creare paura e sospetto fra le persone, dividere i simili, alimentare l’odio e l’insofferenza reciproca e, soprattutto, distogliere l’attenzione dai veri carnefici, dai veri nemici.

Con lo stesso modus operandi, durante il ventennio fascista è stata creata la figura del dissidente, dell’oppositore al regime. Allo stesso modo coloro i quali venivano individuati come tali, sono stati perseguitati prima ed uccisi poi. Allo stesso modo fra la popolazione italiana dell’epoca si è lentamente ma inesorabilmente insinuata la paura di essere considerati dissidenti e di subire le relative conseguenze, allo stesso modo questa paura è stata utilizzata come un freno allo sviluppo di una resistenza popolare, ed i nemici del regime sono stati utilizzati come esempi di inciviltà, ribelli negativi e nemici del popolo. Così si è diffuso fra la popolazione un clima di terrore e diffidenza, e nonostante il sentore che qualcosa stesse andando per il verso sbagliato, la maggior parte delle persone ha preferito tacere e sopprimere le proprie idee pur di affrontare le conseguenze di una ribellione al partito unico.

Oggi, nonostante i tempi siano mutati e le tecniche di controllo si siano notevolmente evolute, non è cambiata la sostanza che regola i rapporti fra chi detiene il potere e chi lo subisce. Oggi il complottista è l’eretico del XV secolo, il dissidente dell’epoca fascista, seppur meno coraggioso! Oggi il dissenso viene screditato, e addirittura controllato, attraverso le continue accuse di complotto che vengono puntualmente rivolte a chiunque sia in contrasto con l’ordine politico-economico attuale. I media ripropongono sempre gli stessi “esperti/adepti” che ripetono Orwellianamente sempre lo stesso mantra, e l’unico spazio che viene riservato al contraddittorio è speso per umiliare e denigrare i pareri contrastanti, ridotti a banali negazionismi, complottismi, no-mask e chi più ne ha più ne metta.  La riduzione a complotto di ogni analisi che non sia affiliata alla narrativa dominante è molto utile a chi vuole mantenere lo status quo: permette di eliminare rapidamente ogni pensiero d’opposizione e crea una guerra faziosa fra la plebe schierata in due contrapposte sezioni.

La prossima volta che sbrigativamente tacciate qualcuno di negazionismo, o ascoltate o leggete un’accusa di complottismo riflettete bene sul valore ed il significato intrinseco della parola, riflettete sul valore sociale e storico che possono avere e fate lavorare il vostro pensiero critico, perché ogni etichetta ed ogni categorizzazione a-priori è un toccasana per chi sguazza nella piattezza del qualunquismo, ma è una pugnalata per chi crede nella logica, nella forza della ragione e nella complessità del pensiero, che mai può essere banalizzato e rinchiuso in una sola e misera parola.

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